PIGNOLA intervista gino rosa (09/2003)


D: La pittura per lei, cosa rappresenta?
R: È qualcosa che sento dentro: è la rappresentazione di uno stato d'animo, e si nota come a stati d'animo diversi corrispondano modi di dipingere diversi: al limite, potrei dipingere anche sempre lo stesso soggetto, ma i quadri non avrebbero le stesse sfumature, lo stesso tratto.
D: Quanto c'è di lei nei suoi quadri: l'ispirazione è qualcosa che nasce nell'animo dell'artista o proviene da stimoli esterni?
R: Partiamo dal principio che tutti copiamo: dalla natura o da quanto osserviamo intorno a noi. Su tela si porta ciò che regala particolari sensazioni, non con la mente, ma con il cuore. Nei quadri c'è tutto di me: a parte il soggetto del quadro, che è sempre stilizzato, il resto, l'uso dei colori, la plasticità, la spazialità, fanno si che il quadro non sia semplice "rappresentazione", ma sia la "mia" visione di ciò che osservo. Io mi racconto nei miei quadri: racconto di me, della mia storia e delle mie tradizioni.
D: Osservando i suoi paesaggi, si respira un'aria d'altri tempi. I suoi quadri rappresentano paesaggi non più visibili oggi. La pura formalità rappresentativa sembra essere abolita a favore di un istinto creativo dettato dal ricordo. È il tentativo di riscoprire una Pignola che non c'è più?
R: È esattissimo, è un ritornare indietro nel passato, nella tradizione, di
"scavare" per ritornare ad antichi luoghi, ad antiche scene di Pignola, ad antiche emozioni. Tutti i paesaggi, o i casolari, nascono da miei ricordi di quei luoghi o di "quella" Pignola. Io vorrei far rivivere con i miei quadri dei tempi e dei luoghi che non ci sono più.
D: La spazialità è molto sottolineata e non solo con la prospettiva. Sembra che l'immagine voglia uscire dal quadro. È un effetto voluto?
R: Si. Le immagini sembrano voler uscire dal quadro perché non uso il pennello per dare tocchi delicati, ma metto il colore sulla tela e poi "scavo" per far ritornare alla luce il soggetto da cui è nato il quadro.
D: Le nature morte come nascono?
R: Come gli altri quadri: c'è qualcosa che osservo e mi colpisce ed io cerco di riportarlo su tela. Anche nelle nature morte c'è poca rappresentatività. Facciamo l'esempio delle rose: si "intuisce" che sono rose, ma non si "vede" che sono rose; l'effetto che a me interessa è quello cromatico, e passa in secondo piano dipingere un fiore che sia identico ad una precisa idea di rosa.
D: Parliamo delle figure umane. Si nota nei volti delle "persone comuni", che non hanno una delineazione precisa: c'è solo la "forma" del volto. Al contrario nei volti "mistici" le espressioni facciali sono molto accentuate. Perché?
R: L'immagine di un Cristo deve avere un volto. Anche se dipinta, è una immagine che deve poter "parlare", e solo dandogli un volto e una espressione può farlo. Le altre persone che io dipingo, non sono persone "determinate": non si può imprigionare "un volto" in una tela, e nelle stesso tempo limitare il dipinto con quel volto, cioè spostare l'attenzione da quelo che sta intorno per osservare qual volto.
D: L'arte, "esiste" di per se, o ha bisogno dell'artista?
R: L'arte esiste, e l'artista è colui che coglie la "bellezza" delle cose e la riporta su una tela, ma non per farne una copia che sarà sempre mal riuscita, perché chi dipinge da sempre un tocco personale, quello che è dettato dall'anima.

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