di ioannes captivus dies
E così ora anche Pignola può vantarsi di avere la sua "bella" antenna di radiotelefonia. Per la Vodafone Omnitel, non si vedranno più persone alla disperata ricerca di "campo". [Si ha notizia di un cittadino a cui il telefonino prende solo in bagno: l'andata e ritorno da questo non è dunque diretta conseguenza di un'impepata di cozze o di una indigestione di castagne.] Ora basterà portare il telefono all'orecchio in qualunque luogo per avere la propria razione di onde elettromagnetiche.
Il Comune ha assicurato che tutto il possibile per evitare l'istallazione dell'antenna è stato fatto. Il decreto Gasparri del settembre di quest'anno sembra aver legato le mani alle amministrazioni comunali, che non possono opporsi all'installazione di un'antenna che, dal decreto è specificato, è un'opera al servizio della comunità, di interesse pubblico. Come dargli torto, pensando che sono rimasti in pochi quelli che non hanno un telefonino in tasca, e che da uno studio, risulta che otto italiani su dieci considerano dannose le antenne della telefonia, ma che solo uno su dieci rinuncerebbe al telefonino. Tuttavia questo non deve far dimenticare che siamo di fronte ad una materia, l'inquinamento elettromagnetico, di cui ancora si conosce troppo poco, o meglio si conosce tanto ma ci sono pochissime certezze.
Il tema è stato anche al centro di un recente dibattito tenutosi a Melfi, dove è stata fornita una buona documentazione sull'argomento. Era presente, fra gli altri, Angelo Chimienti, noto ambientalista, che ha condotto indagini sui traffici nucleari tra Stati uniti, Iraq, Italia e soprattutto ha indagato sull'Enea, ma i risultati di tale indagine sono stati segretati. Collabora con l'Istituto universitario Ramazzini di Bologna, il più importante istituto di ricerca sul cancro. Ha condotto e conduce tutora importanti battaglie per la salvaguardia dell'ambiente e della salute di tutti noi.
Ci sono vari istituti che conducono ricerche sui possibili rischi dei campi elettromagnetici, italiani e non. Tutti sostengono che sia necessario eseguire altri e più approfonditi studi sull'argomento, ma l'aumento dei rischi tumorali, lo danno come un dato certo. O meglio, viene dato per certa la modificazione cellulare che, a lungo andare potrebbe provocare patologie. Sembra che la ricerca in questo senso non sia molto aiutata dal ministero della sanità, se è vero che Settimio Grimaldi, un ricercatore del Cnr, nell'ottobre del 1999 aveva chiesto un finanziamento per una ricerca in tale senso, ma questo fu bocciato. Tuttavia, nello stesso 1999 è stata emanata una circolare nella quale il Ministero per l'ambiente ha aumentato le misure di prevenzione contro l'elettrosmog a tutela dei bambini. Non possono esserci vicino alle scuole, asili nido e parchi gioco, emissioni di onde elettromagnetiche superiori alla soglia di 0,2 microtesla, il limite adottato in Svezia, un paese che da anni interra o sposta le linee elettriche vicino alle scuole. Sarà un caso, ma proprio in Svezia, l'incremento del numero delle leucemie infantili è cresciuto modestamente rispetto all'impennata avuta, invece, nei paesi che non hanno adeguata normativa in tal senso. Non sarà, per alcuni, una prova, ma è certamente un dato di fatto.
C'è bisogno, dunque, di studi completi e non di parte, cioè non finanziati dalle stesse compagnie telefoniche (non domandare all'oste se è buono il vino….), e inoltre, più informazione per i cittadini degli eventuali sviluppi della ricerca. Basti pensare che la Fondazione Marconi di Bologna, attraverso un suo ricercatore afferma che «gli studi condotti finora non giustificano l'apprensione che si è creata sugli effetti biologici dei telefonini…». Peccato che la suddetta Fondazione sia finanziata da (guarda un po’…) Tim, Omnitel e Wind. Bisogna ricordare che nel 2000 la Tim è stata condannata dall'Autority Antitrust per aver diffuso un opuscolo in cui si affermava che le onde elettromagnetiche non erano dannose.
In materia vale, infatti, il parere espresso nel 1998 dall'Istituto superiore di sanità e dall'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza, i quali affermano che bisogna procedere con la massima cautela nella trattazione dell'argomento, dove non è possibile esprimere un giudizio definitivo, negativo o positivo che sia.
Se questi due Istituti danno il beneficio del dubbio, non sembra fare altrettanto l'Organizzazione mondiale della sanità, che d'altra parte si basa su prove eseguite in laboratorio, per la quale fa testo un promemoria dal titolo "Campi elettromagnetici e salute pubblica, Effetti sanitari dei campi a radiofrequenza", nel quale si legge che «sulla base della letteratura attuale, non c'è alcuna evidenza convincente che l'esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza abbrevi la durata della vita, né che induca o favorisca il cancro». Sembra questo, tuttavia, un atteggiamento di chiusura esagerata, considerando la mole di materiale portato fino ad adesso da istituti importantissimi che quanto meno, pur non affermano certezze, mettono in guardia da possibili rischi. Cautela usata anche dal dottor George Carlo, coordinatore del programma di ricerca americano Wtr (Wireless Technology Research), finanziato anch'esso dall'industria statunitense dei cellulari. Anche lui, pur non facendo cosa gradita ai suoi finanziatori afferma, che è meglio agire con molta cautela, specie per quanto riguarda i bambini, considerando anche il fatto che gli utizzatori di cellulari sono centinaia di milioni, e gli eventuali rischi coinvolgerebbero una fetta grandissima di persone.
È vero che per il diritto, nell'incertezza si è innocenti, ma in certi casi, il beneficio del dubbio deve lasciare al più presto il campo alla certezza.
Diceva uno spot di un po’ di tempo fa, "prevenire è meglio che curare". È bene che allora si faccia "un po’" di attenzione quando si parla della salute dei cittadini. Non bisogna dimenticare l'esempio dell'amianto, usato a profusione fino a quando non si è venuti a conoscenza della sua pericolosità. Quanto si sta spendendo, negli ultimi anni, per rimuovere tutto l'amianto che per anni è stato utilizzato? Quindi se un domani si dovessero davvero avere certezze sulla pericolosità delle onde elettromagnetiche, quanto costerebbe riconvertire e smantellare quanto fatto fino ad adesso?
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