PIGNOLA i piani sociali di zona - incontro a pignola (11/2002)


PIGNOLA È stata una serata dedicata ai "piani sociali di zona". Lo scopo dell'incontro, tenutosi nell'aula magna della scuola media,  era, infatti, quello di illustrare, l'importanza, le valenze e gli sviluppi che questi importanti piani possono avere all'interno di tutta la regione ed in particolar modo in tutte le comunità, in tutti i paesi. I numerosi interventi dei convenuti hanno avuto lo scopo di sottolineare come questi piani, nati tre anni or sono, abbiano come obiettivo primario quello di non lasciare scoperta alcuna fascia sociale di cittadini, e funzionino in modo da far aumentare la partecipazione dei cittadini in tutti gli aspetti della vita sociale della comunità, prima, e della regione di riflesso.
Si sono registrati gli interventi oltre che di figure che amministrano la "cosa pubblica", anche di tecnici e di operatori del settore. Il presidente della provincia di Potenza, Vito Santarsiero, ha sottolineato come «la presentazione del piano sia, —ha affermatouna risposta di qualità ai bisogni dei cittadini. Sono una sintesi di tante realtà organizzative, cioè le amministrazioni, la ASL, i tecnici, gli operatori, che riempiono di contenuti la politica di assistenza. Devono esserci tante azioni singole —ha concluso—  che vanno dalla formazione nelle scuole, all'aiuto degli indigenti, dall'assistenza agli anziani all'aiuto ai disabili, ma che si inseriscano in un contesto unico».
Imma Mele, assistente sociale, ha spiegato il messaggio della locandina di presentazione, dove si osservano, in un contesto rurale, una giovane ed un'anziana donna divise da uno steccato, dove quest'ultimo rappresenta le diversità, che possono essere di età come culturali o fisiche. Usando una metafora, «i piani sociali di zona, sono gli strumenti che servono a capire i bisogni ed i problemi delle persone, e quindi —ha dichiarato— i piani si propongono di abbattere quello steccato».
Lo psicologo coordinatore dell'ambito "Basento", Giovanni Razza, ha sottolineato come «i piani funzioneranno, se anche i cittadini daranno il loro contributo, utilizzandoli ed essendo attivi al loro interno. Bisogna, senza assistenzialismo dunque, coinvolgere la gente ad impegnarsi concretamente in queste attività».
Giuseppe Cugno, direttore generale dell'ASL 2, si è soffermato su «quanto sia necessario creare una rete d'integrazione fra i vari enti, e quanto anche sia necessario un continuo dialogo fra l'Asl e i sindaci, che rappresentano i catalizzatori delle esigenze dei cittadini che rappresenta». Marilena Caggiano ha sottolineato come «la famiglia sia la base della comunità, del paese, di tutta la società, ed è dalla comprensione delle famiglie, —ha sostenuto— che devono partire tutti i discorsi». Carmine Scavone, segretario della Federazione Italiana Medici Medicina Generale, ha voluto elogiare il lavoro che hanno svolto e continuano a svolgere, nelle realtà locali, i medici generici, «per i quali, —ha affermato— i disagi delle persone rappresentano il quotidiano; ma è lo stesso complicato, comprendere il disagio, in mancanza di una "rete" verso cui far confluire le varie esperienze per confrontarle e sottoporle all'attenzione di specialisti di altri settori, cosa che ora può accadere grazie ai piani sociali di zona».
La conclusione dell'assessore alla sanità, alla sicurezza e solidarietà sociale, ha voluto mettere in guardia da un pericolo: «il credere che il benessere sia solo assenza di malattia nel senso stretto del termine sanitario. C'è un disagio —ha sottolineato— che non viene visto all'esterno, o che addirittura non viene percepito come tale, ma si deve far di tutto per cercare di rimuovere questo disagio. Questo discorso —ha concluso— vale soprattutto per i bambini, gli adolescenti, i giovani, ed è per questo che non bisogna abbandonarli a se stessi».
Giovanni Albano

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