PIGNOLA — E l'antenna fu. A nulla sono valse le proteste e la petizione dei cittadini delle zone interessate, Serra San Marco, contrada Molino di Capo e contrada Tora, contro l'installazione della indesiderata antenna, che è stata già impiantata da parte della Vodafone Omnitel. Il Comune, tuttavia, nella persona del Consigliere comunale Ignazio Petrone, precisa che «l'Amministrazione, ha tenuto in grandissimo conto le rimostranze manifestate dai cittadini. Prova ne sono le riunioni fatte sia con loro che con i rappresentanti della Vodafone Omnitel. Purtroppo —afferma Petrone— nulla è stato possibile fare affinchè questa antenna non fosse installata». Questo perchè esiste un decreto legislativo del 4 settembre di quest'anno intitolato "Disposizioni volte ad accelerare la realizzazione delle infrastrutture per le telecomunicazioni", che annulla, di fatto, il potere decisionale dei Comuni. Nel decreto, queste opere sono considerate di interesse nazionale e realizzabili in territorio comunale, sia demaniale che privato, anche in deroga agli strumenti urbanistici adottati dalle Amministrazioni. In pratica la facoltà decisionale è posta al di sopra del Comune. Se l'Arpab, che è l'organismo preposto dalla Regione a compiere tutte le verifiche relative all'emissione di onde elettromegnetiche ed a verificarne la compatibilità con i limiti d'esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità stabiliti a livello nazionale, dà il parere positivo, in applicazione del decreto legislativo, il Comune deve concedere la propria autorizzazione.
L'unico strumento lasciato ai comuni per difendersi è quello di ancorarsi alle disposizioni di tutela dei beni ambientali e culturali, che, a differenza dei Piani urbanistici vengono mantenute ferme. In una zona sottoposta a tutela, come il nostro territorio, il Comune può sollevare delle contestazioni sulla realizzazione del progetto. L'Amministrazione ha sospeso per un certo periodo l'innalzamento dell'antenna cercando di sfruttare questi vincoli, ma «il Piano d'ambito —dichiara Petrone— prevede che tali impianti siano ammessi, anche in zone tutelate, qualora venga dimostrata la mancanza di un'alternativa localizzativa e contestualmente venga presentato uno studio in cui si dimostra la minimizzazione dell'impatto ambientale». La Vodafone Omnitel ha dimostrato entrambe le cose, e il parere sull'impatto ambientale è stato supportato anche dal parere positivo dato dalla Sovrintentendenza ai beni ambientali ed architettonici, essendo stato assicurato che sarà anche piantumata della vegetazione. A quel punto, con il parere favorevole della Sovrintendenza, quello dell'Arpab, e soprattutto la presenza del decreto legislativo, il Comune ha dovuto dare anche il suo parere favorevole per non essere denunciato con conseguente obbligo di pagare un risarcimento danni all'azienda telefonica.
Sul fatto che non ci sia l'alternativa localizzativa, non si può obiettare che invece ce ne fossero, dal momento che è stata portata la documentazione dimostrante che spostandola, invece di una sarebbe stato necessario impiantarne due. Perplessità c'è sull'impatto ambientale. Sarebbe curioso vedere come è stata dimostrata la sua riduzione al minimo in una zona in cui non è presente vegetazione di alto fusto. È stato assicurato che non saranno utilizzate piante posticce, ma solo vegetazione autoctona, presumibilmente alberi, che però hanno i loro tempi di crescita. E fino ad allora? O forse, dal momento che da Santa Lucia si cominciano a preparare i presepi, hanno pensato di ridurre l'impatto ambientale dell'antenna ricoprendola di muschio?
Per quanto riguarda, invece, il serissimo problema del ‘rischio elettromagnetico’, il Dipartimento ambiente e territorio, ha verificato che le emissioni sono perfettamente in linea con i parametri stabiliti a livello nazionale. Tuttavia, ai cittadini a poco servono queste assicurazioni, viste le controverse tesi che si rincorrono su un argomento che è un vero e proprio campo minato, con studiosi che affermano la pericolosità o la non pericolosità delle onde elettromagnetiche a tali livelli.
La soluzione sembra quella di portare questi impianti lontano dagli insediamenti abitativi. Dalla Regione è stata approntata una legge che obbliga i Comuni a dotarsi di un apposito Piano delle antenne, e l'Amministrazione si è già attivata per la realizzazione di tale piano che individuerà siti lontani da nuclei abitativi e di proprietà comunale,
in cui spostare le antenne già presenti nel comune, con costi a carico del gestore dell'antenna, e che ospiterà i possibili nuovi impianti. Questo tenendo fermi i principi di tutela ambientale, paesaggistica ed architettonica ma soprattutto sanitaria, visti i dati contrastanti sul reale rischio dovuto all'inquinamento elettromagnetico.
Giovanni Albano
Nessun commento:
Posta un commento