PIGNOLA — Come ogni anno, il 4 novembre, festa delle forze armate, ha rappresentato l'occasione giusta per ricordare i caduti in guerra. Pignola non è stata da meno, con la deposizione della corona ai piedi della lapide commmemorativa dei caduti del primo conflitto mondiale, con in sottofondo le note della banda di paese, e con la celebrazione della rituale messa.
La deposizione della stele risale al 1921e fu posta di fianco al ‘Portale’ di palazzo Gaeta, l'allora edificio comunale,, nel centro storico, in piazza Vittorio Emanuele. C'è una storia un po’ particolare che riguarda la realizzazione della lapide commemorativa dei caduti, storia che viene riportata da Vincenzo Ferretti, studioso della storia e delle tradizioni di Pignola, nel suo libro ‘Pignola nel millenovecento. Cronistoria di un secolo’.
La realizzazione della stele, non fu solo opera dell'allora amministrazione comunale. Infatti, nei primi anni del dopoguerra, le casse di un piccolo paese della Basilicata come era Pignola, non poteva farsi carico per intero della realizzazione del monumento ai caduti, quando magari le esigenze comunali facevano propendere a spendere quel denaro per opere a favore dei "vivi", piuttosto che per dei "morti", per quanto valorosi potessero essere. L'amministrazione chiese allora il contributo delle famiglie dei caduti stessi, le quali, per la maggior parte, rispose prontamente all'invito, e versò la sua quota, assicurandosi così che il nome del proprio congiunto, mai più ritornato dalla guerra, facesse la sua comparsa sulla lapide. Ma se le casse comunali non erano rigogliose, quelle di molte famiglie del paese non se la passavano certo meglio. Così, alcune famiglie si trovarono impossibilitate a versare la loro quota, e senza la quota, sia il ricordo che il valore del combattente svaniva, dato che i nomi dei caduti delle famiglie che non avevano versato la loro quota, non comparvero mai su quella lapide. Quello che oggi fa riflettere è che come quei nomi, come non c'erano allora sulla stele, non ci sono neanche oggi, e mai nessuno ha pensato di colmare questa lacuna, che se per certi versi poteva essere giustificabile all'epoca in cui si svolsero i fatti, oggi appare una nota decisamente stonata.
Giovanni Albano
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