PIGNOLA la mostra di Luigi Stanco (05/2003)


PIGNOLA - È visitabile fino alla prossima domenica nei locali dell'associazione culturale "Il Focolare", la personale del pittore Luigi Stanco. Dopo esposizioni in tutta la regione, ecco giungere a Pignola le opere dell'artista che vive e lavora a Potenza. Registrato ovunque un grande successo, sia da parte della critica, ma anche, e alcuni direbbero soprattutto, da parte del pubblico; un pubblico fatto da intenditori, profani, e semplici curiosi.
Se è vero ciò che affermavano già i filosofi greci antichi, che la vita è fatta di impressioni, e che l'arte abbia il compito di suscitarle nel nostro animo, si può dire senza paura di sbagliare, che forti sono le impressioni che lasciano nell'anima i dipinti di Luigi Stanco. Il lavoro dei critici è quello di appurare la linearità dello stile, delle tecniche, trovare richiami, fare confronti. Invece, forse è fondamentale, come emerge anche parlando con l'artista, ciò che egli attraverso le sue opere vuole e riesce a comunicare. In fondo, l'arte è comunicazione tra l'artista ed il suo pubblico, e qualunque cosa ne dicano i critici, quando si raggiunge questo scopo, l'arte si compie.
D: Lei dice che vuol vedere se riesce ad esprimere con il pennello ciò che si visualizza nell'anima. Ci riesce?
R: Si, e me ne accorgo inconsapevolmente dopo, quando l'opera è terminata. Tutte le opere nascono dopo una sorta di estraniamento, nel senso che a volte non ci sono io in prima persona, pur essendoci in ogni quadro sempre una parte di me.
D: In questo senso, l'arte può anche essere intesa come una sorta di terapia, dal momento che pur essendo sempre presente il suo animo nei quadri, riesce a instaurare anche una sorta di estraniamento. Questo l'aiuta a fare un'analisi di se stesso e dei suoi stati d'animo?
R: Si, e questa, forse, è la funzione principale che riesco a dare ai miei momenti creativi. È una terapia, perché dipingendo riesco ad estraniarmi da tutto e sono i momenti in cui, nel silenzio, riesco ad indagare il mio io. Anche l'uso dei colori è dettato dallo stato d'animo che ho nel momento in cui dipingo, e questo permette di riconoscerli e quindi operare un profondo scavo psicologico dentro me.
D: Proprio nell'uso dei colori, si nota che pur essendoci una grandissima varietà di tonalità, le sfumature sono assenti. Perché?
R: È vero. Ciò che io cerco di fare è una separazione del colore che riesca a dare corpo all'insieme. I miei quadri, guardati da molto vicino, non esprimono tutto quanto hanno al loro interno. È proprio con la distanza, con la profondità, con la visione d'insieme che si riesce a cogliere tutto quanto esprimono. La separazione dei colori è funzionale proprio al decisivo passaggio che si deve compiere per osservare il quadro nella sua giusta luce, e ciò può avvenire solo con, appunto, una visione d'insieme. Non ci sono sfumature, ma ci sono tanti colori, tutti ben definiti, che guardati da lontano rendono il senso dell'opera.
D: Predominante, fra i soggetti rappresentati, è la scelta della donna. Questo è dovuto solo al fatto di viverne circondato, ricordando che oltre a sua moglie ci sono le sue tre figlie, o quale altro significato può assumere questa presenza costante?
R: Effettivamente, in famiglia, nell'ambiente di lavoro, e fin dai tempi della scuola, sono stato sempre circondato da molte donne. Ma non è solo per questo che sono molto presenti nei miei quadri. Non è alla fisicità della donna che mi rivolgo. Grazie alle donne, a volte ho trovato delle soluzioni a dei problemi interiori. Forse è anche per questo che le rappresento spesso. C'è però un altro motivo fondamentale: a me piace molto sottolineare l'espressione dei volti che dipingo, e la donna rappresenta meglio questa espressività rispetto all'uomo.
D: Si notano poche opere paesaggistiche, quasi a voler lasciar da parte la pura rappresentatività a favore di opere che le permettano di comunicare attraverso i tratti del pennello, i colori, le espressioni, ciò che è nella sua anima, cosa che la semplice rappresentazione di un paesaggio non le permetterebbe di fare. La vera arte, è dunque quella che viene tratta fuori dalla realtà attraverso l'anima dell'artista, o addirittura dalla sola anima dell'artista?
R: Credo che un paesaggio sia come una cartolina, deve essere il più fedele possibile all'originale che si va a rappresentare. Si dovrebbe essere un perfezionista per farlo, lasciando da parte la spontaneità. Il valore che assegno io alla pittura, è quello di essere espressione degli stati d'animo dell'artista. Una comunicazione fra l'anima di chi dipinge e di chi poi osserverà il dipinto. Si, l'arte, per esser definita tale, ha bisogno del filtro dell'anima dell'artista.
Giovanni Albano

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